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Nell’ambito vitivinicolo, il binomio “vino Verdicchio dei Castelli di Jesi e la Regione Marche” non è un’associazione di idee o di nomi o di eventi, ma un’affinità di caratteristiche che fanno del Verdicchio dei Castelli di Jesi uno dei migliori vini bianchi italiani del mondo.
Infatti, i vitigni di Verdicchio hanno una caratteristica particolare: la loro coltivazione è possibile solo nel territorio dei Castelli di Jesi. La particolare natura del terreno e le favorevoli condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo ottimale dell’uva, senza contare il fatto che la ventilazione costante impedisce che sui grappoli si formi quell’umidità che danneggia il prezioso prodotto.
La sua culla
È il comprensorio fra le colline al centro della provincia di Ancona e in minima parte territori delimitati in quella di Macerata. Per i vini prodotti nella zona originaria più antica, i Castelli di Jesi, è concesso l’uso della denominazione Classico.
Caratteristiche organolettiche
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi docg si ottiene con uve del vitigno Verdicchio, per almeno il 85% e per non oltre il 15% con uve di vitigni a bacca bianca locali. Ha un colore giallo paglierino dai riflessi verdolini, da cui deriva il nome Verdicchio; profumi di fiori di biancospino e fiori di campo e un fruttato fresco di pesca, mela e lievi sentori di agrumi. Ha un inconfondibile retrogusto di mandorla amara. La gradazione alcolica minima è di 12,5°. Prima di essere immesso sul mercato, il Verdicchio Castelli di Jesi Riserva docg deve invecchiare per almeno 18 mesi, di cui sei mesi in bottiglia.
La sua speciale bottiglia a forma di anfora
Negli anni Cinquanta, un produttore marchigiano lanciò un concorso per trovare una bottiglia speciale, che servisse all’identificazione immediata del Verdicchio, un po’ come un segno speciale di riconoscimento. Un architetto milanese disegnò la celebre anfora e vinse il concorso.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi a tavola
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi docg si sposa con tutti i piatti della cucina mediterranea: antipasti, carni bianche, più o meno elaborate, carni bollite, funghi, tartufi, fritti di verdure. Buono anche con le ricette più elaborate che richiedono un vino di forte personalità.
Va servito ad una temperatura di 14°-16°C. Se degustato come aperitivo la temperatura ottimale è di 8°-10°C. Certamente l’abbinamento più classico è quello con il pesce, in particolare con antipasti, risotti e cotture alla griglia o gratinate.
Tra i primi della tradizione marchigiana, le ricette per il Verdicchio sono note: la classica pasta fatta in casa, come le tagliatelle, i cappelletti in brodo, le lasagne con ricotta e spinaci, le pappardelle alla boscaiola, i ravioli, gli gnocchi. E poi, il celebre coniglio in porchetta, il piatto tipico della cucina marchigiana. Il Verdicchio va servito in calici di media dimensione svasati alla sommità, a una temperatura ideale tra gli 8 e i 10° C.
Curiosità
Cupramontana, nel cuore delle Marche, è riconosciuta come la capitale del Verdicchio. Dal 1928, la cittadina ospita nella prima settimana di ottobre la Sagra dell’uva, che una tra le più antiche del nostro Paese e in assoluto la prima festa dell’uva delle Marche.
Per la celebrazione della vendemmia, arrivano a Cupramontana migliaia di turisti ogni anno. Gli eventi sono tanti: il palio del Verdicchio, la gara di pigiatura con i piedi, la sfilata dei carri allegorici, stand per la distribuzione dell’uva, del vino e anche di prodotti tipici della gastronomia locale.
photo credit: )Butterfly( via photopin cc
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