Vini d'Italia: il Frascati Doc, l'amabile vino del Lazio

Il Frascati Doc è tra i vini migliori d’Italia, un vino tipico del Lazio. La zona di produzione comprende tutto il territorio di Frascati, Grottaferata e Monte Porzio Catone, Roma e Montecompatri.

La denominazione Frascati risale a tempi antichissimi, ai tempi della Roma Repubblicana. La Doc Frascati comprende un vino bianco prodotto anche nelle versioni Superiore, Amabile, Dolce, Spumante e Novello. Oltre alle Malvasie e ai Trebbiani giallo (Greco) e Toscano (90%) possono concorrere anche Bellone, Bombino e Bonvino. È un vino di pronta beva, ma regge anche un po’ di invecchiamento.

Il Frascati Doc viene ottenuto da uve Malvasia bianca di Candia e/o Trebbiano toscano in misura non inferiore al 70% con eventuali aggiunte di Greco e Malvasia del Lazio per un massimo del 30%.

Le caratteristiche del vino Frascati Amabile Doc
Denominazione: Doc – Tipologia di vino: Amabile fermo – Colore: giallo paglierino – Profumo: vinoso, delicato, gradevole – Sapore: sapido, morbido, vellutato nei tipi secco e amabile o dolce nel tipo cannellino – Uve utilizzate: Malvasia Bianca di Candia, Malvasia del Lazio (M. Puntinata), greco (Trebbiano Giallo) – Tenore alcolico: 11°/11,5° il superiore – Temperatura di servizio: 8 – 12°C 6 – 8°C lo spumante.

Proprietà organolettiche del vino Frascati Amabile Doc
Il Frascati Doc ha colore giallo paglierino più o meno intenso; profumo vinoso, caratteristico e delicato; sapore sapido, morbido, fine e vellutato. La gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Con una gradazione alcolica minima di 11,5 gradi, può portare la qualifica ”Superiore”. Può essere prodotto nella versione ”Secco o asciutto”, con un contenuto massimo di zuccheri residui dell’1%; ”Amabile”, dall’1 al 3%; ”Dolce o cannellino” con contenuto massimo in zuccheri residui dal 3 al 6%.

Il Frascati a tavola
Il Frascati è il vino classico che accompagna quasi tutti i piatti della cucina romana. Si accompagna perfettamente ad antipasti, minestre, primi e secondi piatti di pesce e carni bianche, formaggi di media stagionatura, oltre ad essere ottimo come aperitivo. Si abbina benissimo alle minestre di farro, a pasta con fagioli o ceci; ottimo se accompagnato ad una minestra di lenticchie o la pasta e broccoli in brodo d’arzilla; bucatini all’amatriciana, spaghetti alla carbonara, tagliatelle, fettuccine e certamente gli spaghetti cacio e pepe tra i primi piatti di pasta.

E per i contorni se ne consiglia la degustazione con i carciofi alla romana, alla giudìa, funghi arrosto e piselli al guanciale, fiori di zucca, filetti di baccalà, cicoria, zucchine ripiene ed il crostino alla provatura. E poi, con il fritto alla romana, le cervella o le animelle ed i carciofi, saltinbocca e scaloppine.

Un po’ di storia
Moltissimo tempo fa, troviamo Marco Porzio Catone detto il Censore, fra i viticultori tuscolani. Del Frascati parla negli annali di “Storia della vite e del vino in Italia” il medico di Sisto V, Andrea Bacci, autore di uno dei primi trattati sui vini d’Italia. Varrone ricorda “Vinalia”, la festa per il vino nuovo del Tuscolo ed alcuni provvedimenti relativi alla sua esportazione in Roma.

Dopo la seconda metà del secolo XVI, per tutelare il prezzo di vendita dei vini destinati al popolo, appare la “fojetta” (1589) imposta da Sisto Quinto, cui seguì anche Marcantonio Colonna, Signore e Vicario di Giulio II della Rovere, che negli statuti concessi alla città di Frascati stabiliva regole ancor oggi ribadite in decreti a difesa e tutela. Goethe definì Frascati “un paradiso”; Scheffel, pensando a Frascati cantò: “Cosmogomico è il mio bere, è il trionfo del mio spirito, la liberazione dalle opprimenti pastoie dell’esistenza”.

Arrivando ai giorni nostri, Alberto Bevilacqua, a dispetto del proprio cognome, ha scritto: “T’accenderà questo vino frascatano / il nero immemore degli occhi, / sarà amore sotto la tua nuda pelle dorata / ti donerà ricreata / nel cuore d’altri anni la tua età…

Il riconoscimento della Doc ‘Frascati’ è avvenuto con DPR 03.03.66, modificato dal DPR 05.12.90 pubblicato sulla GU dell’11.03.91.

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