
"Un po' di Italia nel mio piatto": a lezione di cucina con Carla Bruni
In un video su Instagram, la ex première dame di Francia ci insegna come preparare un'insalata di carciofi leggera e fresca, perfetta per un pranzo veloce.
Il Cirò Doc, il vino calabrese per antonomasia, è indubbiamente il vino della regione Calabria più conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero.
Il Cirò Doc Rosso è stato il primo vino calabrese a fregiarsi della denominazione d’origine controllata, nel 1969. “Figlio del sole e dell’argilla”, il Cirò, che deve le sue peculiari caratteristiche a vigneti carezzati dai venti di scirocco e tramontana, ai terreni del Cirotano che gli conferiscono grande struttura ed eleganza, mentre le notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte consentono ai grappoli di maturare lentamente, raggiungendo il pieno sviluppo degli aromi e del gusto.
Il Cirò Rosso Doc presenta un colore rosso rubino luminoso e trasparente; ha un bouquet elegante in cui si distinguono note floreali e fruttate: rosa, ciliegia marasca, frutti rossi, su fondo iodato e sentori di rabarbaro e spezie dolci. Al palato ha un corpo di giusto peso e freschezza in equilibrio, è intenso e morbido con un persistente finale fruttato e ammandorlato. Oggi, si producono vini doc Cirò rossi, bianchi e rosati. Ma il Cirò Classico viene prodotto esclusivamente nei comuni di Cirò e Cirò Marina. La tipologia Cirò Riserva deve invecchiare almeno tre anni e avere una gradazione alcolica di 13,5°.
È un vino che si sposa benissimo con pastasciutte al sugo di carne e ogni tipo di carne: carni in umido, brasati, salsicce, salumi in genere, arrosti di carni rosse, capretto farcito, carni d’agnello, fegatini, selvaggina e cacciagione e poi i piatti piccanti e impegnativi oltre che i formaggi di lunga stagionatura.
Il Cirò Rosso doc si serve preferibilmente a temperatura ambiente e si consiglia di stappare le bottiglie qualche ora prima della mescita.
La storia del vino Cirò risale all’VIII secolo avanti Cristo: alcuni coloni greci approdarono sul litorale di Punta Alice e fondarono Krimisa, l’attuale Cirò Marina, dove fiorì una civiltà del vino, i cui metodi di coltivazione e i sistemi di vinificazione furono tramandati per secoli nell’area circostante Cirò. Sembra che il Cirò sia il discendente del famoso e antico vino Krimisa, conosciuto dagli antichi quale bevanda e nutrimento offerto agli atleti che partecipavano alle Olimpiadi.
*Questa zona della Calabria, all’epoca della Magna Grecia, fu lo scenario delle riflessioni di Pitagora e della sua scuola. Da Crotone, per vari motivi, il filosofo e matematico dovette spostarsi e sembra che abbia soggiornato anche nella vicina Cirò. Di certo c’è che il celebre Milone di Crotone, uno dei discepoli di Pitagora, beveva a profusione il pregiato vino locale.
*Fin dall’antichità, il Vino Cirò ha goduto fama di essere dotato di virtù terapeutiche: alcuni medici lo definivano un “sicuro cordiale per chi vuole recuperare le forze dopo una lunga malattia” ed inoltre “tonico opulento e maestoso per la vecchiaia umana che vuole coronarsi di verde ancora per anni”.
*Hugh Johnson, autore di un famosissimo “Atlante dei Vini” conosciuto in quasi tutto il mondo, definisce il Cirò “il Barolo del Sud”.
photo credit: VinoFamily via photopin cc
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