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Così definì Guy de Maupassant quel “nettare degli dei” che è la Malvasia delle Lipari, autentico gioiello dell’enologia mediterranea e “prima donna” anche sul grande palcoscenico dell’enologia nazionale e internazionale.
La zona di produzione della Malvasia delle Lipari doc comprende le sette isole dell’arcipelago delle Eolie: Lipari, Stromboli, Salina, Panarea, Vulcano, Filicudi e Alicudi, tutte in provincia di Messina.
Caratteristiche organolettiche e vitigni
La Malvasia delle Lipari doc è tra i vini più antichi e pregiati di Sicilia nelle sue tre tipologie: Malvasia delle Lipari naturale, Malvasia delle Lipari Passito o Dolce Naturale, Malvasia delle Lipari Liquoroso. Le uve utilizzate devono provenire almeno per il 95% dal vitigno Malvasia delle Lipari e per il 5% dal vitigno Corinto nero.
Affinamento e gradazione alcolica
Per il Malvasia delle Lipari naturale l’affinamento in bottiglia è previsto per un minimo di un anno, ma si conserva bene anche per più di dieci anni e la gradazione minima è di 11,5 gradi. Per il Passito il disciplinare prevede un affinamento per un periodo di almeno sei mesi obbligatori e una gradazione alcolica minima di 18 gradi. Per il Malvasia delle Lipari Liquoroso dal classico colore giallo carico mielato e dai profumi che ricordano albicocca e pesca, la gradazione alcolica minima è di 20 gradi
Caratteristiche intrinseche
Ognuna delle tre tipologie ha le sue particolari caratteristiche: il vino Malvasia delle Lipari naturale ha un colore va dal giallo oro all’ambra, più carico via via che procede l’invecchiamento; un profumo con sentori di macchia mediterranea, sapore dolce, molto aromatico. La tipologia Passito ha un colore giallo ambrato, un bouquet con sentori di eucalipto, miele, fiori spontanei, erbe aromatiche e ligustro; sapore vellutato, dolce ed elegante, con leggero e persistente gusto di albicocca. Infine, la versione Malvasia delle Lipari Liquoroso presenta il classico colore giallo carico mielato, profumi che ricordano albicocca e pesca, sapore morbido, caldo, aromatico e persistente.
La Malvasia delle Lipari doc a tavola
È un vino dolce da dessert. Tradizionalmente si accompagna a dolcini di mandorle, frutta fresca anche in macedonia, dolci con frutta secca, tartellette con confettura di frutta, torta all’arancia, biscotti e piccola pasticceria anche farcita con creme. Freddo, si abbina come aperitivo con formaggi a pasta molle piccanti tipo provola e gorgonzola. Ma è anche vino da tutto pasto che ben si sposa con primi e secondi della cucina mediterranea. È vino da meditazione per eccellenza. Va servito ad una temperatura non oltre 8/10°C in un bicchiere a tulipano.
Curiosità
*Secondo Omero, il dio dei venti Eolo aveva il suo regno nelle sette isole che prendono da lui il loro nome: le Eolie.
*Un detto eoliano sulla malvasia dice “la malvasia purifica, magnifica, infonde dolce torpore, è sana”.
Un po’ di storia
La Malvasia è un vino dolce apprezzato fin da tempi remoti. Una volta commercializzato solo nei paesi del Mediterraneo, oggi è conosciuto in tutto il mondo. Originaria del Peloponneso sud-orientale, la malvasia deve il suo nome ad un piccolo centro omonimo sulla costa, situato su un promontorio alto 300m, vicino all’antica Epidaurus Limera, nel nomos di Laconia (in greco Monemvasia o Monembasia).
Ne parla anche Esiodo: secondo lo storico greco, “alla fine del secolo VIII a. C.. in Boezia nel periodo della vendemmia si soleva raccogliere i grappoli d’uva durante il mese di settembre ed esporli al sole e l’aria per dieci giorni e dieci notti, per cinque giorni lasciarle all’ombra e il sesto giorno versare nei recipienti il dono di Dionisio”.
La produzione della Malvasia si è fermata per vari secoli nei luoghi in cui era nata, ma era già molto apprezzata nel mondo occidentale. I veneziani nel Medioevo la resero il vino più famoso di tutti i tempi e la Repubblica Veneta possedeva nei suoi magazzini di Venezia le riserve più grandi di questa varietà: aveva il monopolio del suo commercio per tutto il Mediterraneo.
Nel 1600 in Italia con il nome di Malvasia venivano indicati i locali in cui si vendeva il vino “navigato o greco”, un nome locale che in diverse aeree vinicole definiva il vino Malvasia. E poi la Malvasia arrivò in tutte le corti europee, insieme ad altri vini pregiati: il veneziano Carlo Goldoni la citò in moltissime sue opere teatrali e anche Shakespeare ne parla: “un solo bicchiere del prezioso nettare ebbe il potere di convincere il suo personaggio Falstaff a vendere l’anima al diavolo”.
Oggi i grandi produttori di questo vino hanno creato un’associazione. Sembra che stiamo progettando di fondare anche un istituto di studi storici e scientifici sulla Malvasia con sede a Creta.
photo credit: patrina_io via photopin cc
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