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Realistico e cinematografico: ecco l'inimitabile obiettivo del grande fotografo tedesco che amava la bellezza.
Inimitabile il bianco e nero con cui Peter Lindbergh, il Maestro tedesco morto il 3 settembre 2019, ha segnato anni di storia della moda e della fotografia.
Davanti al suo obiettivo sono passate le donne più belle, ha contribuito a creare, negli anni Ottanta, il fenomeno delle top model e ha regalato ad alcune attrici i ritratti più intensi della propria carriera: da Nadja Auermann, tra le più amate delle sue muse, a Naomi Campbell e Kate Moss, da Julianne Moore fino a Meghan Markle (con cui ha realizzato il numero speciale di settembre di British Vogue di cui la Duchessa di Sussex è stata Guest Editor), in tante si sono prestate al suo obiettivo.
Peter Lindbergh ha lavorato per le più importanti riviste di moda e per riviste di caratura internazionale, che non si occupano (esclusivamente) di moda, come The New Yorker, Rolling Stone e Wall Street Journal Magazine; ha creato campagne pubblicitarie per Armani, Prada, Calvin Klein e Jil Sander.
È sua una delle più celebri copertine della storia della moda: quella del Vogue di gennaio 1990 in cui sono ritratte in bianco e nero le top model dell’epoca Cindy Crawford, Naomi Campbell, Tatjana Patitz, Christy Turlington e Linda Evangelista.
Le foto sgranate, in bianco e nero, ispirate alla ritrattistica classica concentrano l’attenzione sulla persona, facendo passare la moda in secondo piano. Il suo stile si riconosce per il quieto realismo, l’autenticità simile al reportage, la mancanza di artificialità dovuta – forse – alle sue origini, nato come era nel bacino della Ruhr, cuore della cultura operaia tedesca.
Il carattere fortemente cinematografico dei suoi scatti, ispirato al cinema tedesco della sua infanzia e ai paesaggi industriali di Duisburg, dov’è cresciuto, hanno fatto sì che le sue opere fossero apprezzate anche da chi non s’interessa di moda.
Non c’è da stupirsi se Lindbergh sia considerato uno dei fotografi di moda più influenti del XXI secolo: i suoi scatti hanno travalicato i confini dell’industria della moda, delle copertine più glamour e degli editoriali patinati, arrivando al grande pubblico e insinuandosi nella memoria comune della società nel suo insieme.
Non a caso, uno dei calendari Pirelli più celebrati è quello che si deve alla sua macchina fotografica, quello del 2017: 16 protagoniste tra donne più o meno mature, da Nicole Kidman a Penelope Cruz fino a Helen Mirren, e nessun nudo. Dopo quello del 1996 e nel 2002, The Cal aveva voluto ancora una volta far propria la visione di Peter Lindbergh. Il titolo? Emotional, per sottolineare come il suo scopo fosse quello “di realizzare un Calendario non sui corpi perfetti, ma sulla sensibilità e sull’emozione, spogliando l’anima dei soggetti, che diventano quindi più nudi del nudo“.
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