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L'azienda trevigiana Ninfea Srl ha trovato un'alternativa eccezionale per proteggersi rispettando l'ambiente
Le mascherine chirurgiche sono, ormai, diventate un accessorio indispensabile nella quotidianità perché rappresentano lo strumento principale per difendersi dal contagio da Coronavirus. Secondo le ultime stime in Italia in questo mese si arriveranno ad utilizzare ben 90 milioni di mascherine monouso, ed i numeri probabilmente aumenteranno nel corso dell’estate.
A questo aspetto si collega, in automatico, un grave problema ecologico inerente allo smaltimento di tali dispositivi medici: un esempio ci arriva dalle Isole Soko, vicino a Hong Kong, dove è stata scoperta una quantità allarmante di mascherine trasportate dalle maree e dalle correnti oceaniche.
Alla luce di questa problematica l’azienda trevigiana Ninfea Srl ha trovato un’alternativa eccezionale. Un team di donne guidate un’imprenditrice veneta ha realizzato le prime mascherine chirurgiche riutilizzabili e certificate come dispositivo medico dall’Istituto Superiore di Sanità.
Si tratta di dispositivi composti da 100% cotone certificato OEKO-TEX: rispettano i parametri di traspirabilità, sono anallergici, si mantengono idrorepellenti anche dopo numerosissimi lavaggi domestici a 60° e sono omologati con Protocollo N.0017362 del 15.05.2020.
L’azienda, fin dall’inizio dell’emergenza, aveva riconvertito la sua produzione puntando sulla commercializzazione di mascherine in stoffa con o senza filtro in TNT, specificando che però non si trattava di dispositivo medici. Grazie alla certificazione ufficiale dell’ISS, adesso le mascherine della Ninfea sono equiparate in tutto e per tutto a quelle chirurgiche usa e getta. Grazie al team dell’azienda tessile veneta ci si potrà, quindi, proteggere al meglio rispettando anche l’ambiente!
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