Letizia Ortiz e quella camicia ricamata che è un chiaro omaggio all'Ucraina
Per un incontro ufficiale per conto della casa reale, la regina di Spagna ha indossato la vyshyvanka, una blusa ricamata che fa parte della millenaria tradizione ucraina.
Per un incontro ufficiale per conto della casa reale, la regina di Spagna ha indossato la vyshyvanka, una blusa ricamata che fa parte della millenaria tradizione ucraina.
Sono moltissimi i Paesi del mondo che si stanno schierando a sostegno dell’Ucraina, ancora vittima dei bombardamenti da parte dell’esercito russo guidato da Vladimir Putin. Tra questi anche la Spagna e, in particolare, la regina Letizia Ortiz, che nel corso della sua ultima uscita pubblica ha voluto fare un omaggio alla nazione di Volodymyr Zelensky.
Un omaggio silenzioso e del tutto simbolico, ma che manda un importantissimo messaggio di solidarietà ad un Paese che sta vivendo un momento drammatico. La reina di Spagna ha scelto di indossare la vyshyvanka, una camicia tradizionale ucraina caratterizzata da ricami colorati e due cordini con piccole nappe che pendono dallo scollo a barchetta. Un chiaro riferimento alla tradizione e alla cultura dell’Ucraina grazie al quale Ortiz, e con lei l’intera famiglia reale, esprime tutto il proprio sostegno alla popolazione sotto assedio.
Un intreccio di ricami sui toni del rosso, del giallo e del verde, che formano un gioco di geometrie e dettagli floreali, decorano la blusa bianca scelta da Letizia Ortiz per un incontro alla Fundación Mutua Madrileña (un ente benefico di Madrid). Un capo che ha una tradizione millenaria alle sue spalle: questo tipo di ricamo è profondamente radicato nella cultura ucraina, tanto da essere utilizzato, da centinaia di anni, per decorare non solo gli abiti, ma anche tessuti, arredi e addirittura le chiese.
Proprio per l’importanza che il popolo ucraino attribuisce ad un ricamo come questo, tanto da aver istituito il Vyshyvanka Day (in cui si celebra la cultura e la tradizione del Paese), il gesto di Letizia Ortiz assume una particolare valenza simbolica per il tragico momento storico che l’Ucraina sta attraversando. E, per esprimere la propria vicinanza, la reina ha utilizzato uno degli strumenti che la rendono icona in tutto il mondo: la moda.
L’attrice si è recata a Sochi per partecipare al Forum della Gioventù, dove era presente anche l’autore dell’opera, lo street artist Jorit. Ma i follower non ci stanno: “Senza dignità”.
L'opera è dell'artista Vitaly Gidevan, autrice di diversi murales nella capitale del Paese, e con questo desidera rendere omaggio al Jack Russell famoso per aver aiutato i genieri a sminare le aree riconquistate dalle forze russe.
Dopo quattro anni di studi in una scuola del Paese, il 24 febbraio 2022 si era infranto il suo sogno. Per sfuggire ai bombardamenti, il 19enne di Capurso era rimasto nascosto in un garage fino al 4 marzo, quando era riuscito a tornare in Italia grazie a un'operazione dell'intelligence.
È successo a Karkhiv, la seconda città più grande del Paese. Un’emittente pubblica ucraina ha registrato un breve video, pubblicato lunedì 6 giugno 2022 su Twitter dal Ministero degli Esteri ucraino.
Al Salone del Libro di Torino in programma dal 19 al 23 maggio 2022, la giornalista palestinese ha parlato degli stupri subiti dalle donne ucraine da parte dei soldati in tempo di guerra.
L’ex attrice hard, dopo essere tornata dalla sua esperienza in Honduras a L'Isola dei Famosi, ha fatto un personalissimo appello al leader russo, in cambio della fine della guerra. Il post accorato è stato pubblicato su Instagram e a corredo della caption, una serie di hashtag che suggeriscono la libertà di espressione, e un mondo migliore fatto di amore tra popoli.
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Il brand di fast food ha confermato di aver venduto a un acquirente locale i suoi 850 punti vendita, di cui aveva sospeso il servizio a marzo 2022, dopo l'invasione russa dell'Ucraina. "Zio Vanja" potrebbe prendere il loro posto.
"Aiutate Mariupol, aiutate l'Azovstal, ora", le parole di Oleh Psjuk, frontman della band ucraina che ha vinto l'Eurovision 2022. Secondo un consigliere della città di Mariupol, la stessa frase è stata scritta su alcuni ordigni dell'esercito russo.
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