Borse metallizzate: la nuova tendenza per l’inverno 2023-2024
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Il Re della moda italiana spegne 86 candeline: la vita, le passioni e lo stile di uno degli stilisti più amati di sempre
Giorgio Armani, il Re della moda italiana copie 86 anni: chiamato anche Re Giorgio, lo stilista italiano si contraddistingue non solo per la straordinaria creatività ma soprattutto per una storia di imprenditoria illuminata. Con la sua moda, simbolo di eleganza, raffinatezza e delicata seduzione, veste le donne di tutto il mondo – di qualsiasi età – da oltre 40 anni. Le sue creazioni, indossate dalle dalle più importanti star di Hollywood, sono il frutto di un lavoro attento e quasi maniacale.
Sommo maestro della moda internazionale, Armani ha lavorato duramente senza distrazioni e senza rinunciare ai suoi princìpi.
“Il mio percorso di stile parte da poche linee vergate sulla carta e si conclude in un’immagine fatta di pochi elementi combinati in maniera sottile. Perché, ne sono convinto, la semplicità è forza.” Così lo stilista definisce il suo lavoro.
Se il tailleur è visto come emblema delle sue creazioni femminili, Armani ha segnato profondamente anche il mondo delle passerelle maschili.
Le sue collezioni non sono mai costituite da vistosi eccessi da passerella ma capi unici e fruibili da tutti. Proprio per questo, in era Covid-19 Re Giorgio ha scritto una lettera aperta al mondo della moda per auspicare un cambiamento del fashion system: non più collezioni usa e getta ma abiti che abbiano una vita duratura e, che quindi, siano ecologicamente sostenibili. “Basta con gli sprechi. Ho sempre creduto in un’idea di eleganza senza tempo, che non è solo un preciso codice estetico, ma anche un approccio al design e alla realizzazione di capi che suggerisce un modo di acquistarli: farli durare.”
Il bilancio degli 86 anni di carriera di Giorgio Armani è senza dubbi, positivo. Il suo patrimonio è stimato in 9 miliardi di dollari ma non sono i soldi a rendere lo stilista il Re della moda. La sua eleganza senza tempo lo ha reso un artista dal tratto inconfondibile. Seguendo il motto di Coco Chanel, “Meglio togliere che aggiungere“, Armani ha compreso che il suo stile poteva divenire unico senza accostamenti stravaganti, accessori superflui e innovazioni forzate.
“L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare” afferma Giorgio, noto per le sue citazioni e aforismi sul mondo della moda che hanno influenzato questo ambiente dettando una linea da seguire. “La volgarità è la malattia della finta modernità” aggiunge, parlando della sua ostilità al nudo in passerella.
Anche questo è un punto da lui combattuto, specie negli ultimi anni. Per Giorgio Armani deve essere il capo a colpire l’attenzione, non il fisico di chi lo indossa. Lo stilista si è anche spesso espresso in maniera contraria alla eccessiva magrezza delle modelle. Un rivoluzionario di classe e al tempo stesso un guerriero, un po’ ribelle, pronto con la pacatezza ad abbattere ciò che non funziona nel suo mondo.
Giorgio Armani è nato l’11 luglio del 1934 a Piacenza da una famiglia di umili origini. Dopo il diploma si trasferì a Milano per studiare medicina. Potrebbe sembrare assurdo ma la moda non era affatto nei suoi piani. Tutto ebbe inizio casualmente, nel 1957, quando lavorava come vetrinista ne La Rinascente a Milano.
Uomo curioso e artista latente, qualcosa scattò in lui e nei primi anni ’60 si avvicina al mondo dell’abbigliamento lavorando per Nino Cerruti. Divenne in breve tempo suo assistente e lo affiancò nella linea di moda uomo Hitman che Armani disegnò fino al 1970.
Fu grazie al suo compagno storico, Sergio Galeotti, che Re Giorgio ebbe il coraggio di fondare il 24 luglio 1975 la Giorgio Armani S.p.A.. Il nuovo sogno di Giorgio, che fino ai 20 anni non conosceva ancora questo mondo, si stava realizzando. In pochi anni il marchio dall’abbigliamento passò alla produzione anche di altri elementi di lusso: accessori, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, mobili e complementi d’arredo.
La sede dell’epoca era l’atelier di Corso Venezia. Pochi mesi dopo arrivò prima collezione di prêt-à-porter Primavera/Estate 1976. Il grande successo, anche a livello mondiale, era dietro l’angolo. Infatti, nel 1978 lo stilista disegnò il vestito con cui Diane Keaton partecipò alla cerimonia per l’assegnazione dei premi Oscar. Così l’anno successivo la nuova Giorgio Armani Corporation debuttò anche oltreoceano.
L’impero Armani, in espansione negli anni ’80, mancava ancora di qualcosa. Così Giorgio Armani ebbe l’intuizione di puntare sul mercato dei giovani che si sarebbero affacciati alla moda grazie alle influenze della musica pop e al crescente numero di serie tv indirizzati a questo pubblico.
Decise quindi nel 1981 di creare delle collezioni meno costose, più fruibili per tutti. Fondò così Emporio Armani aprendo il primo negozio a Milano. Non solo, il denim entrò nella sua produzione e così nacque la linea Armani Jeans. Tutti volevano i capi del grande designer e l’aprirsi a nuovi orizzonti fu l’idea più importante del brand. Nacquero quindi anche Armani Junior, per i più piccoli, Emporio Armani Underwear, per l’intimo, e Emporio Armani Swimmwear per i costumi da bagno.
Dal 1985, con la morte di Galeotti, Re Giorgio prese la direzione totale dell’azienda. A fine anni ’80 aveva conquistato anche il mercato giapponese.
Negli anni ’80 Giorgio Armani fu uno dei primi stilisti italiani ad avere l’intuizione di creare una linea di profumi a suo nome. La prima fragranza da donna fu lanciata nel 1982, quella da uomo nel 1984. Il nome dietro i primi profumi era Roger Pellegrino in collaborazione con l’azienda francese L’Oréal.
Da allora la produzione, che vanta milioni di euro di incassi ancora oggi in tutto il mondo, non si è mai fermata. Senza dubbio la fragranza più nota è Acqua di Giò ispirata all’isola di Pantelleria, dove lo stilista trascorre le vacanze. Altre profumazioni da uomo molto note sono Eau pour Homme, Armani Code e Eau de Nuit .
Passando invece alla linea da donna la più nota è certamente Armani Sì accompagnata da Acqua di Gioia,e la nuova versione al femminile di Acqua di Giò.
L’inevitabile successo è stato dovuto alla sua rivisitazione dell’eleganza sia per la donna che per l’uomo. Per lei ha rivoluzionato la giacca femminile, modellandola su quella maschile. Nessuna perdita di femminilità, anzi, un modo per liberare la donna da cliché e portarla nel mondo moderno e in quello del lavoro.
Con la linea uomo ha dimostrato che elegante non significa impettito. Si può avere fascino senza rispettare un dictat obsoleto per la moda maschile. L’eleganza delle sue collezioni è stata esportata nel mondo e l’utilizzo della sua palette cromatica è diventato un segno distintivo di raffinatezza.
Rossi tibetani, blu profondo, grigio in tutte le sfumature, e gli intramontabile abbinamento del bianco con il nero. Un bilanciamento di forme e colori, come afferma lui stesso, che si adatti al singolo. “Lo stile consiste nel corretto bilanciamento tra sapere chi sei, che cosa va bene per te e come vuoi sviluppare il tuo carattere. I vestiti diventano l’espressione di questo equilibrio.”
Il velluto nero è uno dei tessuti più utilizzati nelle sue collezioni: “Ha il potere di neutralizzare tutto, ideale per fare punto e a capo” spiega lo stilista.
Lo stilista non ha mai nascosto di aver amato sia uomini, sia donne. Il compagno storico è stato Sergio Galeotti, di undici anni più giovane. Suo braccio destro e partner anche negli affari, è stato grazie alle sue idee lungimiranti che Re Giorgio decise di aprire la società nel 1975. Dieci anni dopo però, a causa di una leucemia fulminante, Sergio si spense a soli 40 anni.
La morte improvvisa spinse quasi Armani a mollare tutto, nel periodo più buio della sua vita: “Poi realizzai che abbandonare avrebbe significato rinunciare a tutte le speranze che Sergio aveva messo nel nostro lavoro. Mi feci forza. Riuscii in qualche modo ad andare avanti, facendomi forte di questo momento” ha raccontato lo stilista a Vanity Fair.
Secondo la stampa scandalistica Giorgio Armani ha avuto numerose relazioni con uomini molto più giovani di lui, ma nessuno ha preso il posto di Galeotti. Il suo più grande rammarico? Non avere avuto figli.
Ha diverse abitazioni ma la sua casa preferita, quella dove vive attualmente, resta quella milanese. Il suo appartamento misura circa 2 mila metri quadri ed è arredato seguendo due direttive: i mobili total white e le linee semplici e pulite.
Tra le sue grandi passioni ci sono la musica e lo sport. In passato ha infatti disegnato le casacche del Piacenza, squadra della sua città d’origine, del Chelsea, della Nazionale di calcio inglese e quella attuale della Nazionale di calcio italiana.
Concludiamo con cinque curiosità imperdibili sullo stilista italiano:
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