Judis Andersen, transgender ucraina mandata a combattere perché ritenuta uomo
La 24enne, che tentava di lasciare il suo Paese per fuggire dalla guerra, è stata fermata al confine e obbligata a tornare nella sua città per imbracciare le armi.
La 24enne, che tentava di lasciare il suo Paese per fuggire dalla guerra, è stata fermata al confine e obbligata a tornare nella sua città per imbracciare le armi.
Nella puntata di Che Succ3de? andata in onda il 30 marzo su RaiTre, la conduttrice Geppi Cucciari ha intervistato Judis Andersen, una giovane donna ucraina che ha tentato di fuggire dal suo Paese a causa della guerra con la Russia. Al confine, però, è stata rimandata indietro: essendo una ragazza transgender è stata considerata un uomo e, quindi, ha l’obbligo di rimanere in Ucraina per combattere.
Cucciari ha raccontato la sua storia alla vigilia della Giornata internazionale della visibilità transgender (che si tiene il 31 marzo). Una storia che è simile a quella di centinaia di altre donne transgender, bloccate al confine ucraino e rimandate nelle proprie città per imbracciare le armi. Perché, secondo la legge marziale, ogni uomo tra i 18 e i 60 anni, ha il dovere di arruolarsi e combattere per difendere la propria patria dall’invasione russa. Sul passaporto di Judis Andersen, però, c’è scritto chiaramente che è una donna:
“Il doganiere mi ha detto che sono un uomo e che dovevo combattere. Pura transfobia. E’ stato vergognoso e terribile. Sono dovuta restare in Ucraina. Quello che è successo a me è successo a tantissime altre donne trans”,
ha raccontato la 24enne, che ha tentato di lasciare la sua città, Leopoli, per trovare rifugio nella vicina Polonia. Ora Andersen è terrorizzata: teme che il governo ucraino la chiami da un momento all’altro per arruolarsi e la mandi al fronte:
“Sono ancora a Leopoli, in Ucraina. Sono una pittrice. Mi piace dipingere, lo faccio ovunque. Posso dipingere sui muri, sulla carta. Adesso non so come fare e come andare avanti. Spero di raggiungere un mio amico fuggito in Olanda per continuare la mia vita, sana e intera. Verrei volentieri anche in Italia. Se qualcuno volesse aiutarmi, verrei volentieri. Ho paura che mi chiamino a combattere, ma ho tantissimi problemi psicologici e fisici. Non penso di essere in grado di andare a combattere e non penso che io debba ammazzare qualcuno. Però non so come risolvere questo problema”.
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