Mi capita ancora di stupirmi riguardo a quanto il genere umano sia attaccato all’aspetto estetico. Ragionandoci non esiste cosa più effimera, fragile, instabile e soggettiva di questa. In pratica è come se l’estetica non esistesse: la bellezza dura pochissimi anni, interposti tra un’età di prestanza fisica ma stupidità profonda e una di responsabilità e acciacchi da far invidia a Gandalf; la bellezza si rovina in un istante, basta un brufolo di troppo; la bellezza va a giorni: quando sei gonfia (tipo 4 volte al mese per altrettanti giorni) bella non è sicuramente la prima parola che ti viene in mente. E poi, nonostante la società tenti di imporre canoni imprescindibili da decenni, la bellezza non è (per fortuna) un concetto universale.
Perchè dunque rivesta un ruolo così importante nel nostro sistema di valori, è insondabile. Inutile dire che le più colpite da questa sorta di sindrome siano le donne, benchè anche gli uomini si facciano la ceretta. Eppure il genere maschile non ha tutta la paura di invecchiare che caratterizza invece la popolazione venusiana, una paura capace di portare fino a quella che Lorella Zanardo ha soprannominato “rimozione dei volti“.
Ma c’è anche chi non pensa di ricorrere esclusivamente alla chirurgia estetica, per tirare la pelle e gonfiare le gote. Quel che mi ha colpita e ha ispirato questo post è un nuovo aggeggio improbabile partorito niente di meno che dalle menti asiatiche del caso. Si chiama Hourei Lift Bra, è giapponese e con la sua struttura in silicone morbido assomiglia decisamente a un oggetto sadomaso, un po’ come le stringhe che incatenano la paperella simbolo di tutta una serie di sex toys.
Il “reggigote” è infatti uno strumento da posizionare sulla faccia e da aggianciare dietro la testa (altro che maschera di bruttezza, con questo addosso potremmo provocare una fuga di massa) per, come dice la parola, sorreggere le guance e tentare di tirarle su, manco fossero un paio di poppe (non per niente il suo nome ufficiale ricorda l’inglese reggiseno).
Servirà?!? Bè, in realtà nemmeno ci interessa. Non è per questo che ne parlo, bensì perchè l’idea di raggiungere questa presunta, agognata e utopica perfezione estetica anche superata una certa soglia, mi appare quasi ridicola, soprattutto vedendo un aggeggio simile. E lo dico guardandomi da fuori: io, in quanto donna vanitosa e figlia del mio tempo, non sono esente nè immune dalla “sindrome della bellezza“.
Davvero non abbiamo altro di più importante a cui pensare se non a come sorreggere le gote in via preventiva per gli anni della vecchiaia? Mi sovviene un pensiero, ottimistico forse, azzardato, in qualche modo utopico e giustificante, uno di quelli che mi piace esplicitare per non dover ammettere a tutti i costi che la gente è semplicemente, tremendamente, spaventosamente superficiale (se non per qualche rara eccezione).
Dunque so già la risposta, ma la domanda la pongo ugualmente: non è che forse l’ossessione per la bellezza sia una sorta di capro espiatorio, che in qualche modo ci dà il permesso di non pensare a cose più serie, problematiche e decisamente difficili?!? Ai posteri l’ardua sentenza. La mia, purtroppo, è un verdetto implacabile.
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