Una volta era la caccia alle streghe. A essere condannate erano le belle, nella maggior parte dei casi. Oggi al rogo ci sono invece le loro antagoniste, quelle considerate dalla società quanto meno prive di fascino. In una parola: le taglie forti, così insistentemente sinonimo di “brutte”.
Il pubblico ludibrio odierno non è più fatto di catene e di sputi, ma di taglie dalla 44 in su. Mi fa impressione dirlo, ma è proprio così: la 44 gente, la 44!!!! Una volta era quasi un vanto, un gradino sotto la perfezione (che era la taglia 42). Oggi dici 44 e sei automaticamente taglia “comoda”, “forte”, “curvy”. Tutti modi gentili per dire “grassa“.
Le cose dunque sono due: o le taglie non sono più quelle di una volta, oppure una folle psicosi si sta impossessando di tutti noi.
Mi sono imbattuta qualche giorno fa in uno dei tanti siti di “moda curvy” che esistono sul web (quelli che ti aiutano a scegliere l’abbigliamento più adatto alle burrosità) e ho scoperto che è ormai proprio dalla taglia 44 che parte l’ascesa verso il Golgota. E quindi mi sono chiesta: perchè una tale disparità tra le taglie considerate “normali” o “alla moda” e quelle considerate forti?
In fondo le taglie sotto la 44 non possono essere UMANAMENTE molte. A meno di deformazioni patologiche. 42, 40, 38. Tre taglie. Tre. Vogliamo contare quante ne esistono sopra la 44?
Mi verrebbe da proporre una diversa suddivisione, etichette differenti. Ma poi alla fine mi chiedo: ma perchè? Qual è il senso del rendersi schiave di terminologie sterili e di futili questioni estetiche?
Viviamo rincorrendo mezzo chilo in meno per non essere considerate streghe moderne. Ci dimentichiamo però di un particolare fondamentale: oggi il rogo non brucia più. La vita e la libertà sono nostre, nonostante una taglia 44. O 48, o 50. Quindi prendiamocele certe libertà. Come quella di mandare al paese di Pulcinella i moderni inquisitori, le taglie tutte e le definizioni scomode. Anzi, se necessario, l’intero vocabolario.