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La penitenza della Chiesa cattolica che precede la Pasqua prevede l’astinenza dalla carne e dai cibi ricercati, ma non solo.
Il digiuno di Quaresima è un modo per fare penitenza nei 40 giorni che precedono la Pasqua previsto dalla Chiesa cattolica (e anche da altri riti cristiani, come quelli ortodossi, seppur in modalità differenti), un’astinenza molto nota; ma perché si fa e cosa si mangia?
Non tutti, infatti, conoscono le origini di questa pratica, e neppure sanno bene come applicarla, visto che spesso le sue regole sono tramandate da tradizioni orali e da abitudini che si sono cristallizzate nei secoli.
Naturalmente il proprio parroco è la persona più adatta a spiegare al meglio l’astinenza quaresimale, tuttavia la nostra redazione ha raccolto le informazioni sul digiuno di Quaresima, perché si fa e cosa si mangia, alcune curiosità e i dettami della Chiesa al riguardo.
Il digiuno, in particolare l’astinenza dalla carne, risale all’Antico Testamento, ed è un modo per fare penitenza, per riflettere sui propri peccati e in questo caso per prepararsi alla Pasqua che coinvolge corpo e spirito. Rinunciando ai piaceri del cibo, infatti, si possono favorire e prediligere l’ascesi e la preghiera. Non a caso la stessa pratica è presente in molte religioni, come con il mese del Ramadan dei musulmani.
Il divieto di mangiare la carne, in particolare, riflette abitudini del passato per cui questo era un alimento di lusso, mentre il pesce e i frutti di mare, che chiunque poteva procurarsi liberamente e gratuitamente, erano considerati un cibo povero.
Il digiuno quaresimale inizia con il Mercoledì delle Ceneri nel Rito romano, il giorno dopo Martedì Grasso, alla fine del Carnevale. A Milano, e dove si segue il Rito ambrosiano, invece, inizia la domenica successiva, la sesta domenica prima di Pasqua, che è poi quella in cui si legge il Vangelo che racconta dei 40 giorni di Gesù nel deserto, il cui esempio i fedeli vogliono seguire con i 40 giorni di astinenza.
La Quaresima finisce il Venerdì Santo. I 40 giorni di Quaresima vanno quindi dal Mercoledì delle Ceneri al Venerdì Santo, escluse le domeniche (che sono invece calcolate nel Rito ambrosiano per arrivare a 40).
Il digiuno di Quaresima può riguardare i maggiori di 14 anni e le persone in salute che sentono che tramite questa pratica possano avvicinarsi a Dio, ma non è un obbligo. Dicono i vescovi della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) nelle Norme per l’applicazione della costituzione apostolica Paenitemini del 1966: “chi si trovasse in serie difficoltà per l’adempimento della legge, è tenuto in questi giorni a sostituire l’astinenza e il digiuno con altra opera di penitenza… Può essere opera penitenziale l’astenersi da cibi particolarmente desiderati o costosi, un atto di carità spirituale o corporale, la lettura di un brano della Sacra Scrittura, un esercizio di pietà preferibilmente a carattere familiare, un maggior impegno nel portare il peso delle difficoltà della vita, la rinuncia ad uno spettacolo o divertimento, e altri atti di mortificazione”.
La volontà e le buone intenzioni, infine, sono quello che conta: se non si può digiunare, le opere di bene e la preghiera avranno la stessa funzione. Per contro, digiunare seguendo attentamente le norme non vuol dire sistemare la propria coscienza, se poi non si porta l’esempio di Gesù nelle proprie azioni.
La Chiesa cattolica, durante la Quaresima, propone il digiuno vero e proprio solo per due giorni: il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Durante i venerdì della Quaresima che non coincidano – con festività come San Giuseppe il 19 aprile o il 25 marzo – è prevista l’astinenza. Lo stesso schema andrebbe in realtà seguito dai cattolici tutti venerdì dell’anno che non coincidano con le feste, con il tradizionale “giorno di magro”. In cosa consiste? In pratica significa non mangiare carne e fare un solo grande pasto al giorno con due più piccoli, evitando naturalmente cibi e bevande ricercati e costosi. In definitiva, non mangiare carne ma puntare su una cena di pesce in un ristorante chic non vale!
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