La dieta a due fasi di Jaques Fricker: 2 kg a settimana ma non è la 'dieta lampo'
La dieta a due fasi di Jaques Fricker offre una soluzione bilanciata per la perdita di peso, promettendo risultati efficaci e duraturi
Un regime alimentare restrittivo in grado di risolvere le adiposità localizzate nella zona dei fianchi, cosce e glutei. Parliamo della dieta oloproteica, di come si esegue e del perché, per farla, è necessario essere seguiti da un medico competente
Nella dura lotta contro i chili in eccesso, quelli che si accumulano nella zona trocanterica, ovvero all’altezza dei fianchi e delle natiche, sono sicuramente tra i più diffusi, soprattutto nelle donne. Esiste però, un regime alimentare in grado di agire in modo mirato sulle adiposità localizzate e, in particolare, sulle cosiddette culotte de cheval. Parliamo della dieta oloproteica.
Una particolare strategia alimentare, utilizzata prevalentemente in ambito medico, inventata dal Professor Blackburn circa vent’anni fa e successivamente ripresa e modificata dal Dott. Giuseppe Castaldo, responsabile dell’Unità Operativa di Dietologia e Nutrizione Clinica del San Giuseppe Moscati di Avellino, alla fine degli anni ’90.
Cerchiamo, quindi, di capire meglio di cosa si tratta. Come si esegue, con quali benefici e con quali controindicazioni.
Come detto, la dieta oloproteica è un regime alimentare utilizzato in ambito medico nella cura e nel trattamento dei casi di obesità grave, in particolare nelle fisicità di tipo ginoide (la classica forma “a pera” di alcune corporature per lo più femminili).
Proprio per questa sua caratteristica e per l’efficacia sulla riduzione delle adiposità localizzate come le culotte de cheval, viene chiamata anche liposuzione alimentare.
Alla base della dieta oloproteica ci sono tutta una serie di studi promossi dal professor Blackburn, della “Harvard University”, riguardo alla conoscenza dei reali fabbisogni proteici. Nello specifico, secondo il Professore, privarsi dei carboidrati eliminerebbe l’effetto anabolico dell’insulina sul tessuto adiposo e al contempo assumere una determinata dose di proteine, da 1,2 a 1,5 grammi per chilo corporeo, (più alta della norma) favorirebbe la tutela massa magra.
Una dieta proteica, quindi ma senza arrivare agli eccessi di altre tipologie di regimi alimentari (come per la dieta Dukan o per quelle iperproteiche). Ma garantendo, invece, un equilibrio nutritivo in grado di combattere il senso di fame e mantenere anche uno stato costante di chetosi.
Da questi spunti, intorno alla fine degli anni ’90, è nata la dieta oloproteica attuale. Modificata, integrata e promossa dal Dott. Giuseppe Castaldo e dal suo team medico. In particolare, a differenza del protocollo iniziale, questa nuova versione della dieta prevede:
Una dieta che, oltre a essere prescritta e controllata esclusivamente da un medico (non può quindi essere seguita in autonomia), dura al massimo 21 giorni (divisi in tre fasi distinte) al termine dei quali è prevista una rieducazione alimentare basata sul modello della dieta mediterranea.
Seguendo alla lettera questo schema alimentare vengono stimolati i sistemi di lipolisi, ovvero un’azione a livello ormonale che distrugge i grassi, mobilitandoli dal tessuto adiposo e rendendoli utilizzabili come fonte di energia per il corpo.
Questo meccanismo, oltre all’effetto di “liposuzione” delle adiposità localizzate (in particolare situate nella zona delle cosce, dei glutei e dei fianchi), permette al corpo di sgonfiarsi, portando con sé ulteriori benefici, (anche in modo piuttosto rapido). Tra questi:
Risultati concreti e visibili, a patto di rispettare le regole imposte dalla dieta stessa, nei tempi, nei modi e nel consumo delle diverse tipologie di alimenti.
Come detto in precedenza, la dieta oloproteica si sviluppa in tre fasi distinte di cui, la più importante, dura massimo 21 giorni. In ognuna di queste fasi ci sono alimenti consentiti e altri che, invece, vengono vietati. Vediamo in che modo.
Dura circa 21 giorni ed è la fase in cui si perde la maggior parte del peso corporeo. Proprio come nelle diete proteiche, le proteine sono alla base dell’alimentazione quotidiana di cui il 50% viene assunto tramite integratori e aminoacidi e il restante 50% da alimenti come carne bianca (pollo e fesa di tacchino), pesce, bresaola e uova. I grassi non superano i 10 grammi al giorno mentre i carboidrati i 20 grammi al massimo e solo da frutta e verdura.
Questa fase dura il doppio della precedente, circa 42 giorni, durante i quali vengono reintrodotti i carboidrati anche se in minima parte, che vanno consumati sempre lontani dalle proteine.
In questa fase, l’ultima e di rieducazione alimentare, vengono ripristinati tutte le tipologie di alimento seguendo le quantità indicate nella classica dieta mediterranea.
Per quanto riguarda la tipologia di frutta, verdura e carboidrati permessi sarà il medico a stabilire quali e in che quantità possono essere consumati, a seconda della gravità dello stato di obesità e delle condizioni generali di salute del paziente.
Vediamo, quindi, un esempio di menù oloproteico per capire meglio come si sviluppa questa tipologia di dieta.
A onore del vero, non esiste un menu settimanale “standard” e questo è dovuto al fatto che, come detto, molto è a discrezione del medico che prescrive e conduce la dieta. In linea generale, però, chi si sottopone a questo particolare regime alimentare seguirà un menu che prevede:
Nella dieta oloproteica, poi, vengono concessi degli spuntini (sempre a discrezione medica), previsti tra un pasto e l’altro ma sempre senza carboidrati e zuccheri, a base di integratori proteici.
Una dieta che come visto, non può essere improvvisata e autogestita ma deve sempre e solo essere validata da un medico specializzato che ne valuterà la fattibilità a seconda della persona che ha di fronte. Questo, oltre a garantire la riuscita della dieta stessa, impedisce a chi la esegue di subire conseguenze inaspettate o poco piacevoli per la salute.
Data la particolarità e la ristrettezza del tipo di alimentazione, infatti, la dieta oloproteica può avere conseguenze ed effetti collaterali legati per lo più alla chetosi e alla grande riduzione calorica. Tra queste:
Per tutti questi motivi, la dieta oloproteica è assolutamente vietata alle donne in stato di gravidanza o in fase di allattamento. Mentre, per tutti gli altri casi, come detto più volte, è solo il medico competente a poterla prescrivere. Valutandone l’andamento, la possibile comparsa degli effetti collaterali e intervenendo nel modo più corretto per la loro gestione.
Se eseguita prestando attenzione a quanto detto, comunque, questo tipo di dieta non presenta controindicazioni.
In ogni caso, come visto, non viene fatta menzione di alcuna attività fisica a completamento e integrazione di questo regime alimentare. Cosa che, invece, è fondamentale per la buona salute dell’organismo.
Al di là della dieta, quindi, per mantenersi in forma e garantirsi un benessere reale e duraturo, è necessario prestare attenzione alle proprie abitudini quotidiane. Dall’alimentazione all’attività fisica, dagli eccessi come alcol e fumo, allo stress a cui si può essere sottoposti, ripristinando un equilibrio generale ed evitando di dover correre ai ripari per recuperare un buono stato di salute.
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