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Bellezza sostenibile, efficace e sicura: scopriamo tutto su questo movimento naturale, biologico e vegan
Bio, green, vegan: le definizioni che si applicano al movimento clean beauty sono diverse. Ma a cosa fa rifermento questa nuova tendenza? Iniziamo intanto a definire la provenienza del movimento clean beauty: si tratta di un trend nato negli Stati Uniti alcuni anni fa e che pian piano si sta diffondendo sempre più.
Uno degli esempi più famosi e pionieristici è l’esempio del brand Goop, lanciato da Gwyneth Paltrow e che ha raggiunto il successo grazie a un forte focus su consumo green e, per l’appunto, “clean”.
Clean ha molto a che fare con benessere e detox, concetti sempre più attuali anche a causa della diffusione dei problemi legati alla sensibilità cutanea. Stress, inquinamento, esposizione ai device digitali hanno un impatto sull’epidermide e sono sempre di più le persone a ricercare prodotti “essenziali” che riducano al minimo il rischio di irritazione di una cute già problematica.
I consumatori, infatti, al giorno d’oggi sono più abituati a leggere le etichette dei prodotti che acquistano: non solo in ambito alimentare ma sempre di più anche in ambito cosmetico. E da questo, si può facilmente comprendere anche l’interesse crescente verso l’INCI, ovvero International Nomenclature of Cosmetic Ingredients: secondo questa classificazione degli ingredienti è possibile imparare a leggere le etichette cosmetiche e sapere cosa è contenuto nei prodotti che quotidianamente applichiamo sulla nostra pelle.
Sono sempre di più le persone che scelgono di usare, su pelle e capelli, prodotti naturali, costituiti solo da oli e burri vegetali, oli essenziali ed estratti naturali. Grazie a una corretta lettura delle etichette, si ha inoltre la possibilità di scegliere o evitare, consapevolmente, prodotti che nelle proprie formulazioni contengono sostanze come paraffina, petrolati, siliconi, oli minerali, PEG, parabeni, SLES, formaldeide e derivati.
I cosmetici naturali possono essere anche bio, se certificati da agricoltura biologica, e vegan, se escludono gli ingredienti di derivazione animale (come la cera d’api o la bava di lumaca). È, quindi, molto importante imparare a distinguere le varie definizioni per orientarsi all’interno del movimento clean beauty.
Clean beauty è anche attenzione alla sostenibilità di filiera produttiva e packaging. Meno plastica e solo materiale necessario per confezionamento e imballaggi, per un consumo sempre più green. Al fine di tutelare l’ambiente e salvaguardare gli oceani, occorre infatti intraprendere un percorso che progressivamente riduca la plastica, fonte di inquinamento dei mari. Si stima infatti che ogni anno vengano disperse nell’ambiente 12,7 milioni di tonnellate di plastica.
Fortunatamente sono molte le aziende cosmetiche sensibili al tema. Ci sono diversi esempi di prodotti per cui sono state fatte scelte mirate sul packaging: i materiali alternativi alla plastica sono principalmente il vetro e le bioplastiche.
Il vetro, particolarmente adatto a contenere creme e lozioni, si presta al riciclo e anche al riutilizzo casalingo. La vera innovazione è invece rappresentata dall’uso delle bioplastiche, ricavate da una biomassa vegetale. La bioplastica si può ottenere da materiali diversi, ad esempio: canapa, canna da zucchero, funghi, patate o alghe. Molte aziende stanno proponendo packaging in bioplastica: seppur di derivazione vegetale, occorre comunque prestare attenzione al loro smaltimento dopo l’uso.
Infine, esiste un’ulteriore alternativa per ridurre l’uso della plastica nei packaging cosmetici: stiamo parlando dei cosmetici solidi, per cui è sufficiente un involucro in carta. Questi prodotti sono realizzati senz’acqua e per questo motivo risultano solidi: si possono trovare sotto forma di panetto shampoo, burri corpo o anche dentifrici. Il trend dei cosmetici “nudi” è sempre più affermato: molte persone decidono di sceglierli per dare il loro contributo alla tutela dell’ambiente.
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