Pare che riempire la propria pagina Facebook di foto che ci ritraggono romanticamente abbracciati al nostro partner contribuisca a rinsaldare il legame. Almeno stando ai risultati di una ricerca del dipartimento di comunicazione della Western Illinois University. Lo studio è stato condotto su un campione di 276 persone, e sembra che quelle che “taggano a manetta” il/la fidanzato/a in decine di foto abbiano un rapporto più saldo e maturo.
La notizia mi ha provocato qualche perplessità, ma in effetti ho pochi dati empirici sulla base dei quali confutare questa tesi. Certo, se fossi una persona migliore avrei, scartabellando nella vita “privata” dei miei amici di Facebook, il materiale umano per fare una bella statistica coi fiocchi, battendo numericamente (e di molto) l’Illinois.
Essendo invece una brutta persona, sguazzante in un grazioso cinismo autocompiaciuto, che conserva gelosamente il proprio romanticismo per una cerchia molto ristretta di persone, ho cancellato dagli aggiornamenti della mia bacheca tutte le coppie “salde” o presunte tali, almeno secondo i parametri della ricerca in questione, rendendo impossibile un monitoraggio del loro andamento di coppia in relazione al numero di tag reciproci. Ho cancellato cioè, ghignando maleficamente, tutti e tutte coloro che mi hanno impestato la bacheca di gattini, orsetti, cuoricini, peluche, moccianate varie e dichiarazioni d’amore da far tremare, per originalità, le frasi dei baci Perugina.
E lo rivendico. I motivi per cui ho fatto questa selezione sono molteplici. Il primo è che mi annoiano. Il secondo è che mi annoiano spesso in un italiano pedestre. Il terzo è che, a naso, la vedo nella maniera esattamente contraria ai ricercatori dell’ Illinois.
Non c’è nulla di male nel pubblicare foto che ci ritraggono felici con la persona che amiamo, ma che necessità c’è di triturare il sistema nervoso dei nostri amici di Facebook con dichiarazioni d’amore roboanti, fotostorie di giornate passate al centro commerciale, citazioni di Fabio Volo che cita male gente che scrive peggio?
Non riesco a non guardare con sospetto queste dichiarazioni di amore eterno “social”, come se l’amore in questione acquisisse più significato se condiviso, twittato o instagrammato, come se i “condivisori” estremi avessero bisogno di un pubblico per rendere “reale” il loro amore.
Che bisogno c’è di scrivere sulla bacheca del fidanzato “ho trovato la cucina che fa per noi, cucciolino mio quanto saremo felici nella nostra nuova casetta”? Non esistono anche i messaggi privati per questo genere di comunicazioni? Non è che tu, donna o uomo che attenta al mio equilibrio glicemico, hai bisogno di rendere pubblica qualsiasi cosa riguardi la tua relazione, compreso il punto nero del partner che sei riuscito a sconfiggere perché, in fondo, così diventa reale anche per te? O forse questa dichiarazione d’amore pubblica ha la stessa funzione, nella società 2.0, placa-sensi-di-colpa conseguenti a un tradimento, funzione assolta un tempo da enormi mazzi di rose rosse o cenette a sorpresa a lume di candela?
Vorrei passare, ai ricercatori dell’Illinois, i miei dati sugli ultras del romanticismo via social, dati raccolti prima della “grande pulizia”. Credo che rimarrebbero un po’ interdetti nel constatare che molte di quelle coppie grondanti miele sono scoppiate grazie ai social che avrebbero dovuto rinsaldare il legame.
Eh già, Facebook bifronte, luogo ove nascono amori, diventa anche il luogo ove nascono corni. E pure parecchi.
photo credit: TheAlieness GiselaGiardino²³ via photopin cc