Alta montagna in gravidanza: pro e contro

Gravidanza in alta montagna: quali sono le complicazioni per una gestante che decide di raggiungere l'alta quota?

La gravidanza è un periodo molto delicato, durante il quale è necessario prestare la massima attenzione a qualunque cosa. Valutare ogni elemento prima di andare in vacanza è importante, specialmente se la meta è la montagna: le altitudini elevate possono arrecare problemi alla gestante?

I pro e i contro di una vacanza in alta montagna durante la gravidanza non sono ancora stati del tutto fissati. Le ricerche effettuate sono tuttora carenti. Le fonti sono poche e si basano su studi che incrociano i dati di donne che hanno raggiunto la montagna per vacanza e di donne che, invece, dimorano abitualmente in montagna.

In questa sede ci si occuperà prevalentemente di gestanti che decidono di passare le vacanze in alta montagna.

Si può andare in montagna se si aspetta un bambino?

Ci sono scuole di pensiero riguardo tale problema e non tutti i ginecologi agiscono nello stesso modo. Tuttavia, i medici sono concordi nell’affermare che, in merito all’alta montagna, è sempre bene avere presente la storia clinica della donna incinta e agire di conseguenza, specialmente se la gestazione è entrata nell’ultimo trimestre.

Secondo gli Annali di Medicina d’Urgenza, redatti da medici statunitensi, i problemi arrecati alla gravidanza dall’alta quota (almeno 1500 metri) possono essere molteplici. Tra questi vi è, ad esempio, il ritardo nella crescita del feto; può aumentare il rischio di pre-eclampsia, nota anche come gestosi, che porta a pressione arteriosa elevata, gonfiori e proteine nelle urine. In alcuni casi, l’elevata altitudine può indurre iperbilirubinemia. Infine, la frequenza cardiaca del feto potrebbe alterarsi e rallentarsi.

Inoltre, si potrebbe verificare parto prematuro. Vi potrebbe essere il pericolo di maggior contrattilità uterina, di affanno, irritabilità emotiva e disturbi del sonno.

Questi fattori potrebbero verificarsi a causa della disidratazione e della rarefazione dell’ossigeno cui si va incontro in alta montagna e a causa del movimento indotto da passeggiate, trekking e sci. Tuttavia, avrebbero maggiore impatto le escursioni repentine d’ossigeno e temperatura (ad esempio, attraverso l’uso della funivia che, velocemente, conduce da un’altezza all’altra).

Secondo il dottor Enrico Semprini, ginecologo e immunologo, in linea generale, non vi è bisogno di vietare tassativamente l’alta montagna a una donna in gravidanza. Importante, infatti, è controllare quale sia stata la storia clinica della donna incinta nel corso della gestazione.

Se, durante la gravidanza, si sono presentati alcuni problemi, quali ipertensione arteriosa, contrazioni e sanguinamenti con minacce di parto prematuro, è necessario non allontanarsi troppo dall’altitudine in cui si vive. Per via cautelare, una donna con tali problemi non dovrebbe superare gli 800 metri d’altitudine.

Quali rischi si corrono e quando andare

È fondamentale, pertanto, fare dei distinguo in base alla propria storia clinica e al periodo di gestazione. Il dottor Giancelso Agazzi rammenta che il primo trimestre è il periodo cruciale: aborto o ritardo nello sviluppo del feto sono i maggiori rischi.

Sono numerose le donne che, superato il settimo mese di gravidanza, raggiungono la montagna, sciano, passeggiano o prendono l’aereo. La percentuale di problemi in questi casi non è allarmante, tuttavia il dottor Agazzi consiglia di usare parecchio buon senso e di non agire in gravidanza come si agirebbe quando non si è in stato interessante.

Soprattutto, sottolinea Agazzi, il problema è legato a un altro fattore: molte donne in gravidanza raggiungono luoghi disagiati, lontani da strutture attrezzate o da ospedali che sono di fondamentale importanza, qualora si decida di viaggiare durante la gestazione. Tale problema è strettamente legato alla montagna, dove, spesso, per motivi legati alla viabilità e alle condizioni atmosferiche, può essere arduo raggiungere la prima località con un ospedale attrezzato.

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